Presentation

Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! (Eb 13, 7-8).

Nella Lettera agli Ebrei, da cui prende avvio la presentazione della pubblicazione degli Atti del IX Congresso Internazionale di Liturgia del Pontificio Istituto Liturgico di Sant’Anselmo, dal titolo Il Pontificio Istituto Liturgico: tra memoria e profezia, celebratosi a Roma dal 4 al 6 maggio 2011, l’autore sacro si rivolge agli Ebrei esortandoli ad imitare i buoni esempi e la pratica del Vangelo scritta nelle pieghe della vita e manifestata dalla fede dei loro Padri. In una parola: dalla lex credendi alla lex operandi!
A cinquant’anni dalla sua fondazione, il Pontificio Istituto Liturgico fa suo questo invito rileggendolo nella propria storia, fatta di volti, eventi, luoghi, applicandolo al suo presente per guardare con decisione e profezia al futuro.
È stato questo il filo conduttore che ha marcato il procedere del Congresso, nella varietà dei suoi interventi e nella pluralità delle voci, e che vorremmo richiamare riprendendo i tre verbi utilizzati dalla pericope sopra citata: ricordare, considerare e imitare!
Ricordare! Nella Sacra Scrittura è questo uno degli atteggiamenti fondamentali del pio israelità che, facendo memoria delle mirabilia Dei, le rende presenti e attuali nella propria esistenza. Shemà, Israel! Questa la professione di fede che più volte al giorno si eleva a Dio. Nella tradizione giudaica il pio ebreo non può e non deve dimenticare, perché nella storia ha sede il principio e l’origine della “sua storia”, della sua salvezza che si prolunga nell’oggi quale presenza costante e fedele di Dio. La prima parte di questo volume è dedicata proprio alla memoria; a quel passato, cioè, nel quale il Pontificio Istituto Liturgico scorge le sue origini e i suoi moti primordiali. Un passato che è necessario rispettare, ricordare ma anche riprendere per reinterpretarlo nella storia della Chiesa d’oggi e della sua lex celebrandi. Si è voluto dare voce a chi è stato testimone diretto, ed ora memoria vivente, come Pius Engelbert, del concepimento, del nascere e del maturare di quel desiderio di “restituire voce” alla scienza liturgica “dando voce” alle fonti autorevoli che ne facevano riemergere tutta la sua bellezza: la Sacra Scrittura, i Padri, le fonti liturgiche. Testimone, come Crispino Valenziano, anche di quei personaggi, di quei “capi”, che ancora assurgono al ruolo di fondamenta solide dell’Istituto: Marsili, Vagaggini, Nocent, Neunheuser. Primi fruitori, e a loro volta maestri, come Matias Augé, di quel metodo scientifico che “fa teologia” attingendo direttamente ad fontes, per noi sorgente della scienza liturgica e garante della sua autenticità. E, infine, la voce più fresca di coloro che possono essere considerati testimoni della costanza e della continuità di questo metodo, ossia gli studenti che oggi terminano il corso di studi e si aprono al servizio nella Chiesa a favore della quaestio liturgica.
Considerare e imitare! Facendo tesoro del passato, si guarda ora al futuro, profetizzando vie nuove che possano coinvolgere il Pontificio Istituto Liturgico in nuovi spazi di ricerca. Non a caso l’intervento di David Holeton apre subito al discorso ecumenico, nel quale la liturgia trova uno spazio privilegiato quale via preferenziale nel rapporto tra le diverse confessioni riunite nell’unica “opera di Dio” (Opus Dei) rivolta all’unico Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Una liturgia che deve fare i conti, come osserva Enzo Bianchi, con l’“evento” che ha caratterizzato la Chiesa nell’ultimo secolo: il Concilio Vaticano II, che ci induce a considerare il rapporto Chiesa-liturgia-società in una triplice sfida: liturgia e parola; liturgia e spiritualità; liturgia ed evangelizzazione. Il Pontificio Istituto Liturgico, al pari di tutta la liturgia, si riconosce come una realtà dinamica che cammina insieme alla Chiesa e che in questi cinquant’anni ha saputo ripensare, rifondare, rimodulare e riproporre il metodo ereditato dai “capi”, come fa notare Renato De Zan, “imitato” e arricchito dalla generazione-ponte e trasmesso dalla seconda generazione. Tutto questo, nella consapevolezza che ciascun metodo è sempre e comunque uno strumento per dire Gesù Cristo (che) è lo stesso ieri e oggi e per sempre!
Altri orizzonti aperti dagli interventi di Roberto Russo e del card. Godfried Danneels, sono stati il rapporto tra liturgia e formazione e liturgia a servizio della Chiesa. Una formazione “per” e “attraverso” la liturgia nella sua dimensione tipicamente mistagogica che coinvolge diversi ambiti, a partire dai seminari, sacerdoti, laici al fine di formare un homo liturgicus capace di interpretare, celebrare, vivere e trasmettere i gesti e i segni liturgici come fonte di spiritualità. Normale sbocco della liturgia è certamente la pastorale, come fa notare Paul Turner, “luogo” nel quale la liturgia studiata, scritta, riflettuta si incarna nel concreto del popolo di Dio che celebra e partecipa attivamente, in virtù del suo battesimo, alla vita sacramentale della Chiesa. Una liturgia che non può associarsi a termini quali “archeologismo”, “staticismo”, “intellettualismo”, ma che sfocia nella missione della Chiesa, come evidenziato dal card. José da Cruz Policarpo, che è annuncio, evangelizzazione, carità. In sintesi: ad fontes conduce, inevitabilmente, ad gentes!
La tavola rotonda conclusiva, dando voce a diverse esperienze di differenti realtà ecclesiali, ha messo in rilievo il profondo rapporto tra ricerca scientifica e attenzione pastorale nelle sue più varie dimensioni.
Un Congresso, quello narrato dagli Atti raccolti in questo volume, che ha segnato un momento importante nella storia del Pontificio Istituto Liturgico che celebra il 50° Giubileo della sua fondazione. È questa la ragione per cui si è scelto di dedicare un’intera annata della Rivista Ecclesia orans, voce autorevole della ricerca scientifica dell’Istituto, ed esattamente l’annata del 2012, alla pubblicazione dei preziosi contributi.
A conclusione di questa presentazione ricordiamo le parole che il S. Padre Benedetto XVI, accogliendo in un’udienza privata i congressisti nella Sala Clementina, il 6 maggio 2011, ha voluto rivolgere quale auspico e profezia del futuro del Pontificio Istituto Liturgico: «Confido che questa Facoltà di Sacra Liturgia continui con rinnovato slancio il suo servizio alla Chiesa, nella piena fedeltà alla ricca e preziosa tradizione liturgica e alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II, secondo le linee maestre della Sacrosanctum Concilium e dei pronunciamenti del Magistero. La Liturgia cristiana è la Liturgia della promessa compiuta in Cristo, ma è anche la Liturgia della speranza, del pellegrinaggio verso la trasformazione del mondo, che avrà luogo quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1Cor 15,28)».

PIETRO ANGELO MURONI
OLIVIER-MARIE SARR, osb

21 aprile 2013
Festa di Sant’Anselmo d’Aosta